NextGenerationEu | Massimo Romagnoli, esperto di Fondi Europei e Ceo della Progresso APM Consulting Srl, e le sue preoccupazioni
Per ora è attivo solo un sito web, Italia Domani, e ovviamente diversi profili social, ma non è ancora stata presentata una vera strategia di comunicazione organica e articolata sul NextGenerationEu
Mentre la maggioranza dei Paesi europei ha dedicato, all’interno dei propri piani di riprese e resilienza, un importante spazio alla programmazione di attività di comunicazione finalizzate a far conoscere ai cittadini le opportunità del NextGenerationEu, l’Italia al contrario sembra non avere dedicato la medesima cura al tema in questione.
Per ora è attivo solo un sito web, Italia Domani, e ovviamente diversi profili social, ma non è ancora stata presentata una vera strategia di comunicazione organica e articolata sul NextGenerationEu. Inoltre tra i 1000 nuovi esperti reclutati dal Governo per l’attuazione del piano spicca l’assenza di comunicatori.
Eppure l’Europa stessa, nel suo regolamento e nelle sue linee guida sul Recovery Plan, ha espressamente invitato gli Stati membri a includere nell’ambito dei rispettivi piani una bozza di strategia di comunicazione per aumentare la consapevolezza e la fiducia dei cittadini europei verso il più grande piano di sviluppo continentale mai approvato dal dopoguerra a oggi, nonché fornire un’informazione trasparente su come verranno investiti i moltissimi soldi stanziati.
A mio avviso il Governo dovrà correggere la rotta coinvolgendo aziende di consulenza e comunicatori, poiché l’informazione istituzionale è un elemento fondamentale.
Se non si attua una comunicazione chiara potrebbe inclinarsi quel clima di fiducia tra cittadini e istituzioni europee, faticosamente ripristinato a seguito della Pandemia grazie soprattutto a iniziative come NextgenerationEU.
Potrebbe capitare che in assenza di un’informazione puntuale e trasparente, il Piano nazionale di ripresa e resilienza possa trasformarsi nell’ennesima occasione di sperpero dei soldi pubblici, secondo una narrazione comune quando si parla di fondi Ue, e che si risvegli così quell’ euroscetticismo che in qualche modo l’emergenza Covid ha contribuito ad attenuare.
Se la maggior parte dei Paesi europei sembra aver colto la sfida, l’Italia nel suo piano ha liquidato la questione in poche righe.
Nonostante il PNRR goda al momento del consenso degli italiani e ci sia un interesse diffuso nei confronti dei progetti previsti dal piano. Secondo la ricerca “Verso una ripresa sostenibile: la comunicazione per il Recovery plan e le corporation”, curata dall’International Corporate Communication Hub, ben il 63% degli intervistati vede nel piano una straordinaria opportunità.
Anche il giudizio sulla comunicazione fin qui messa in atto dal Governo è considerata positiva: per oltre il 38% è stata equilibrata, per il 32% completa, per il 36% oggettiva e per il 33% accurata.
Ampia è la percentuale di cittadini (35%) che dichiara di avere una buona familiarità con i contenuti, anche se è maggiore la percentuale di coloro che ammettono di possederne una conoscenza moderata (39%).
Tuttavia, in base ai risultati di una recente indagine realizzata da FPA, in collaborazione con Istituto Piepoli e condotta su un campione di 1.023 persone, rappresentativo della popolazione italiana, solo un italiano su 10 ritiene che il PNRR sia stato spiegato in modo efficace, con trasparenza e chiarezza, mentre il 28% addirittura non sa di che si tratta.
Dai dati emerge insomma l’esigenza di un’informazione a lungo termine, non circoscritta peraltro alla sola fase di lancio del piano. La comunicazione non riguarda soltanto i beneficiari finali del NextGenerationEu, che dovrebbero essere i cittadini, ma anche imprese e pubbliche amministrazioni centrali e locali che parteciperanno ai bandi finanziati dai fondi del Pnnr e che si occuperanno poi nel concreto sul territorio e a livello nazionale di digitalizzare i servizi pubblici, progettare nuove infrastrutture energetiche e opere pubbliche, migliorare la sanità, l’istruzione e l’inclusione sociale.
Ma che approccio hanno avuto gli altri Paesi europei rispetto al tema della comunicazione del Pnnr? Sicuramente da una lettura dei rispettivi piani, si evince che gran parte degli stati membri, a confronto con l’Italia, hanno dedicato alla questione del dialogo con i cittadini una maggiore attenzione, affidando alla comunicazione un ruolo strategico.
La Francia, ad esempio, ha denominato il piano France Relance e ha messo a disposizione un kit di comunicazione coordinata per raccontare il piano ai cittadini e fare in modo che ogni singola attività finanziata con i soldi del PNRR sia ben riconoscibile. Non solo. All’interno della sezione web dedicata a France Relance è anche presente una mappa dinamica che riporterà lo stato d’avanzamento dei principali progetti riconducibili al PNRR.
La Croazia e la Polonia, oltre a puntare sui media online, hanno deciso di investire nella comunicazione tradizionale per raggiungere una più ampia fascia di pubblico, più anziana e meno “digitalizzata”. La prima ha programmato l’organizzazione di briefing e conferenze stampa, annunci tematici regolari, apparizioni di membri del governo e degli organi governativi in spazi informativi quotidiani nelle emittenti televisive, nei quotidiani, settimanali e mensili e alla radio, l’organizzazione di eventi pubblici (presentazioni, conferenze, forum) e la produzione e diffusione di video promozionali sui canali televisivi.
La seconda si è spinta anche oltre: su tutto il territorio saranno previsti punti informativi dove i cittadini e le imprese potranno avere informazioni precise sui bandi del PNRR, Covid permettendo- si legge nel piano di ripresa e resilienza polacco.
Per molti Paesi non è tabù parlare di investimenti in comunicazione e prevedere il coinvolgimento di professionisti ad hoc.
Cipro investirà un milione di euro per realizzare strategie di comunicazione multicanale in grado di raggiungere tutti. Il piano sloveno prevede espressamente percentuali d’investimenti in comunicazione proporzionali al valore economico complessivo dei singoli progetti.
Mentre la Lituania ha messo in cantiere un piano per aumentare la visibilità e la trasparenza delle attività di comunicazione a livello nazionale attraverso risorse del bilancio statale interno e ha fissato precisi indicatori per misurare l’impatto e l’efficacia che le campagne informative avranno sui cittadini, così come la Polonia.
L’Estonia ha dato indicazioni molto chiare ai ministeri che gestiranno i fondi del PNNR: è necessaria una comunicazione integrata su alcuni temi chiave come “rivoluzione digitale, rivoluzione verde, stato digitale, energia ed efficienza energetica, trasporti sostenibili, salute e protezione sociale”, si legge nel piano.
Il Portogallo, infine, si è spinto oltre, aprendo una vera e propria call to action rivolta a professionisti della comunicazione ed accademici per raccontare correttamente ed efficacemente le opportunità del PNRR e farle conoscere a tutti.
Insomma, la gran parte dei Paesi europei sembra aver preso molto seriamente il tema di come comunicare il piano di ripresa e resilienza, senza derubricarlo nelle varie ed eventuali.
Anche l’Italia dovrebbe prendere spunto dai colleghi europei e comprendere che senza una buona comunicazione, trasparente e inclusiva, non si andrà molto lontano.